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Neppure il tempo di qualche ora di sonno perche' nella tarda mattinata (siamo al giorno 5, al clou della festa) si celebra il pontificale presieduto da un prelato inviato appositamente. Al tramonto ha inizio la seconda parte del giro della Patrona per il centro della citta', nella Catania antica. Il Fercolo procede con una lentezza inaudita, specie in questi ultimi anni, per via Etnea, il "salotto" cittadino. Le undici candelore parate a festa aprono la processione. Davanti al cordone migliaia di devoti inneggianti ("tutti devoti tutti. Cittadini, viva Sant'Agata") tirano la "Vara". Suona la campana del Comune per annunziare l'omaggio del Sindaco alla Patrona. Poi il fiume del corteo interminabile si muove mostrandoci per ore un quadro vivente.
La gente si portera' in piazza Borgo per i fuochi d'artificio, molto importanti quasi come quelli della "sera del tre". Di corsa si procede verso la salita di San Giuliano, così come le candelore impegnate nella gara di resistenza, in cui i portatori sono pronti a sostenere il cereo della propria professione o maggiormente accattivante. Le ore passano, la notte avanza. Sant'Agata aspetta con pazienza di arrivare all'incrocio tra via Etnea e via di San Giuliano, che sancirà lo strappo finale, quello che terra' con il fiato sospeso, quello con l'applauso liberatorio, se tutto sarà andato bene durante la corsa sulla salita di San Giuliano.
Peccato per l'ora tarda, ma vedere la corsa cosi' pericolosa e così sentita dai devoti è un grande spettacolo. E' un pezzo della festa riservato ai giovani. Ci vogliono forti braccia e gambe salde per tirare le tonnellate e tonnellate della "Vara". Ma è un segno d'amore e di devozione che non può mancare. E come una volta, farla in un'unica tirata, significa trarne dei buoni auspici per l'anno. Sì, perchè il vero Capodanno per i catanesi è il 5 Febbraio e tutti i contratti, un tempo avevano come punto di riferimento e di partenza questa data.